Il riscatto dei vitigni autoctoni
31 agosto 2009 - La produzione di vino in Veneto rappresenta più del 18% del totale nazionale. Oltre 70 mila gli ettari investiti a vite e Verona e Treviso concentrano il potenziale viticolo.
Gli ottomilioni di ettolitri raccolti nello scorso anno per il 61% sono a IGT (indicazione geografica tipica), il 29% si fregia della DOC-DOCG e solo il restante 10% è venduto come vino da tavola.
La nuova "stagione del Prosecco" con ogni probabilità modificherà nel prossimo futuro questo equilibrio incrementando la percentuale di vino DOC-DOCG.
Rispetto al dato nazionale si evidenzia come la nostra regione abbia puntato sulla qualità certificata in maniera decisa.
L’indirizzo verso le denominazioni è ormai chiaramente delineato, infatti, solo una parte residuale è venduta come vino comune. Il consumatore può quindi comperare una bottiglia riferendola a dei territori ben determinati.
"Anche questa particolarità differenzia sostanzialmente il Veneto dalle altre regioni leader nella produzione enologica – commenta Coldiretti - Un punto di forza che va ulteriormente sviluppato attraverso politiche che assicurino la promozione dei vini che rappresentano il territorio, valorizzandolo perché parte integrante della cultura.
L’azione deve essere sistematica e va accompagnata con il contributo da parte dei Consorzi di Tutela, a sostegno dei vitigni autoctoni perché non assimilabili ai più conosciuti tipi internazionali.
Per Coldiretti si tratta di investire con adeguate misure di salvaguardia e promozione delle nostre varietà come Prosecco, Raboso, Serprino, Soave, Gambellara, Verdiso, Friularo, vere espressioni di terre, dell’identità regionale, fatti a regola d’arte da imprenditori esperti piuttosto che sui notissimi Cabernet, Pinot, Merlot, Chardonnay coltivati ovunque nel mondo e privi di qualsiasi matrice".