9 febbraio 2012 - Se l’erba del vicino è sempre più verde, meglio ancora quella delle altre regioni.
E’ quanto afferma Coldiretti Veneto dopo che, anche l’assessorato regionale alla sanità della vicina terra emiliana ha di fatto svincolato le aziende agricole dall’ennesimo balzello previsto dal decreto legislativo 194 del 2008 che prevede un tributo sui controlli sanitari comprovanti la qualità dei prodotti agroalimentari.
A quanto pare l’imposta è prevista solo in Veneto dove da tre anni gli agricoltori con piccoli laboratori di trasformazione aspettano una decisione politica chiara rispetto a questo provvedimento.
Ma fino ad oggi ci sono stati solo rimpalli tra assessorati – spiega Coldiretti Veneto – da quello dell’agricoltura a quello della salute si sono tutti ben distanziati dal rifiuto concreto come hanno invece fatto i rispettivi colleghi di Umbria, Piemonte, Lombardia, Toscana ed ora anche Emilia Romagna che con lettera ai direttori USL del territorio ordina di non procedere alla riscossione, neppure degli arretrati.
Se le altre amministrazioni italiane hanno rispedito al mittente imposta e controlli con circolari ad hoc, perché in Veneto si procede con le cartelle di riscossione agli imprenditori considerati “inadempienti” a causa di una mancata presa di posizione ?
Con direttive alla mano e azioni legali Coldiretti Veneto è determinata a tutelare cantine e piccoli laboratori da questa ulteriore scusa per far cassa.
La normativa comunitaria originaria – conclude Coldiretti - ha di fatto escluso la produzione primaria trasformata da questo procedimento a carico delle attività agroalimentari interessate già da una pluralità di verifiche di vario genere, che non hanno certo l’esigenza dell’ennesima dimostrazione burocratica per comprovare la salubrità di prodotti tipici.