7 novembre 2012 - “Sì ai bacini di laminazione e all’indennità di asservimento e no agli espropri se non come estrema ratio” - è questa la linea chiara di Coldiretti Veneto in tema di bacini e vale per tutto il territorio regionale da Caldogno a Montebello in provincia di Vicenza fino a Riese Pio X e in località Pra dei Gai a Treviso.
L’Associazione torna sul tema prioritario della conservazione del suolo agricolo precisando che le soluzioni antipiena non possono diventare un’altra infrastruttura di pubblica utilità calata sul terreno agricolo già consumato da cemento, bucato da cave e colonizzato da piattaforme logistiche.
“La campagna veneta ha già dato – insiste Coldiretti - tant'e' che, ad esempio a Vicenza, sono andate perdute ben il 34 per cento delle colture foraggere, determinando il picco massimo rispetto a tutte le altre province del Veneto”.
Per questa ragione Coldiretti si è impegnata affinchè venissero rivisti i parametri che indennizzano gli agricoltori inseriti in queste aree sensibili che, continuando la coltivazione, devono sopportare i danni arrecati dai periodici allagamenti e dalla perdita di valore commerciale dei loro terreni.
“Al termine di un lungo percorso sono state condivise le indennità. Nel caso di esproprio ciò non poteva accadere perché non spetta alle associazioni nè alla Regione definire alcunchè visto che i criteri sono stabiliti a livello nazionale. Dunque certe affermazioni di amministratori locali non corrispondono al vero – commenta Coldiretti -. Questi signori, invece, dovrebbero pensare ad affrontare il problema con politiche adeguate per garantire il presidio delle aziende agricole proprio nelle zone fragili”.
“Ad esempio - conclude Coldiretti - se si fossero varate azioni per il recupero delle cave dismesse ora, oltre ad avere dei serbatoi idrici per l’irrigazione, avremmo anche bacini di laminazione già pronti e a costo zero, ma si sa che le cave sono dei cavatori i quali non hanno nessun interesse a smettere l’attività”.