24 ottobre 2011 - Coldiretti Veneto ha riunito all’Hotel Plaza Crowne di Padova i funzionari del centro di assistenza agricola (CAA) per approfondire le linee operative alla luce dei nuovi orientamenti imposti dalla politica agricola comunitaria (PAC).
Il seminario di due giorni, la cui parte conclusiva è prevista per domani 25 ottobre, prevede gli interventi del direttore regionale, Enzo Pagliano, del responsabile tecnico, Andrea Vincenzi e del capo nazionale Caa, Elsa Bigai a cui partecipano 230 addetti che gestiscono oltre 70 mila fascicoli aziendali, ovvero l’anagrafe delle imprese agricole.
Attraverso la presenza capillare sul territorio di quasi 60 sedi locali gli imprenditori agricoli con la consulenza del Caa Coldiretti si fanno guidare nella compilazione di pratiche di integrazione al reddito, misure agro ambientali, piani di sviluppo rurale e tutto quanto serva allo svolgimento dell’attività imprenditoriale.
In un contesto che vede attualmente una proposta di riforma Pac che scontenta tutti e non piace a nessuno, ritenuta fondamentale però per 100 mila agricoltori in quanto supporta il settore attraverso aiuti diretti, è necessario riflettere per studiare nuove opportunità fuori dagli schemi con cui l’agricoltura veneta si è sempre confrontata.
Secondo i calcoli di Coldiretti il finanziamento annuo per superficie coltivata supera i 400 milioni di euro, mentre il sostegno del Piano di Sviluppo Rurale ammonta a cento milioni di euro l’anno dedicati prevalentemente agli investimenti.
Cifre senz’altro importanti – spiega Coldiretti - ma che rispetto al fatturato del primario veneto, pari a 4,8 miliardi di euro, assumono un significato pieno in funzione al riconoscimento del valore fondamentale che ha l’agricoltura per la sicurezza alimentare, la tutela del territorio, la promozione turistica, ovvero per la qualità della vita in generale.
Lo scenario che si prospetta è nebuloso – sottolinea Coldiretti - il Veneto potrebbe lasciare ben 150 milioni di euro all’anno con picchi del 74% in meno dei pagamenti per superficie rispetto alla situazione attuale. Altre regioni italiane per effetto della ridistribuzione risulterebbero invece favorite grazie alle coltivazioni più estensive a scapito delle scelte agronomiche produttive tipiche del bacino padano.
Coldiretti che ne è consapevole compierà tutti gli sforzi per mettere le aziende nelle condizioni di sopportare il cambiamento.