SALVAN:”IMPORTAZIONI MASSICCE + 1.100% RISPETTO AL PASSATO”
Serve sostegno alla produzione nazionale con almeno 30 milioni per Fondo contratti di filiera grano
Le speculazioni in corso sul prezzo del grano mettono a rischio la sopravvivenza di duecentomila aziende agricole e, con esse, la sovranità alimentare del Paese, aggravando la dipendenza dall’estero. A lanciare l’allarme è la Coldiretti con le importazioni di prodotto dalla Turchia e dalla Russia che stanno mettendo in ginocchio i produttori dello Stivale, dove le quotazioni sono scese ampiamente al di sotto dei costi di produzione.
L’effetto rimbalza anche in Veneto particolarmente vocato alla coltivazione di frumento con 96mila ettari con un segnale di crescita positiva anche per il grano duro (+33,9%) a cui gli agricoltori dedicano 19.400 ettari della superficie regionale. “Stiamo importando massicciamente dall’estero, troppo e a prezzi che rischiano di mettere fuori gioco le nostre imprese – spiega Carlo Salvan presidente regionale di Coldiretti - Arriva grano turco e russo, parliamo di un 1.100 per cento in più rispetto al passato, i trasformatori acquistano quel prodotto trascurando il nostro, ma senza vantaggi per i consumatori”. Un vero e proprio fiume di prodotto che, aggiunto a quello di grano canadese arrivato a superare il miliardo di chili, ha impattato sui prezzi del grano nazionale, praticamente in caduta libera. Gasolio e fertilizzanti restano comunque cari per gli imprednitori agricoli e le marginalità sono quelle che sono – sostiene Salvan – dopo di che c’è sempre il fattore meteo: siccità e maltempo compromettono la produzione agricole e il vero timore è la competitività sul mercato”. “Occorre un impegno immediato per sostenere le aziende agricole italiane, portando a 30 milioni di euro la dotazione del Fondo nazionale per i contratti di filiera del grano – ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – lavorando per prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione, come prevede la legge di contrasto alle pratiche sleali”. Dopo che nel 2023 sono arrivati quasi 900 milioni di chili di grano russo e turco, un’invasione mai registrata nella storia del nostro Paese, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga, il Tmo, l’ente statale turco per i cereali, avrebbe bandito – sottolinea Coldiretti – una nuova gara internazionale per la vendita e l’esportazione di ulteriori 150 milioni di chili di prodotto, con il termine fissato all’11 marzo per la presentazione delle offerte. Si tratta di valori che – rileva la Coldiretti – portano la coltivazione sotto i costi di produzione, rendendola di fatto antieconomica ed esponendo le aziende agricole al rischio crack, soprattutto nelle aree interne senza alternative produttive. Un abbandono dei terreni che pesa anche sull’assetto idrogeologico del Paese – conclude Coldiretti – aprendo al rischio di desertificazione. |