17 febbraio 2012 - E’ un chiaro rifiuto quello degli allevatori veneti che hanno valutato non opportuna la possibilità offerta dalla Regione Veneto di chiedere la deroga sui nitrati.
Il 15 febbraio scorso scadeva il termine per la presentazione delle istanze di aumento del carico di azoto (da 170 kg a 250 kg per ettaro) da distribuire nelle aree vulnerabili e, in base ai dati in possesso di Coldiretti Veneto, tale possibilità è stata accolta da pochissime aziende. Un dato interessante, se si tiene conto che sono più di 6 mila le imprese zootecniche che hanno presentato gli adempimenti conseguenti alla direttiva comunitaria.
“Di primo acchito interpretiamo questa reazione – spiega Coldiretti Veneto – come il risultato della complicazione burocratica proposta dalla Commissione Europea che neanche gli strumenti informatici predisposti dagli uffici regionali sono riusciti ad alleggerire”.
“Ci siamo portati a casa una polpetta avvelenata – insiste Coldiretti – che gli agricoltori han ben preferito lasciare nel piatto”.
E’ chiara, dunque la posizione degli operatori del settore che rimangono in attesa di scagionare stalle ed allevamenti dalla responsabilità di essere la causa principali dell’inquinamento da azoto nella Pianura Padana, grazie allo studio finalizzato all’aggiornamento delle zone vulnerabili.
Si tratta di una linea coerente che premia un lavoro pluriennale guidato dalle associazioni di categoria in primis e sostenuto dagli sforzi economici degli agricoltori che hanno investito in una gestione oculata dello smaltimento dei liquami attraverso impianti di biogas e l’organizzazione di accordi sul territorio.
“In questi anni la Regione Veneto ha ben supportato il comparto al fine di superare l’empasse causata dal provvedimento europeo – conclude Coldiretti - . Ora i tempi sono maturi per l’avvio di una nuova stagione di rilancio”.