L’AVVOCATO DRAGO SBAGLIA BERSAGLIO
21 novembre 2009 - L’avvocato Drago sbaglia bersaglio – è quanto sostiene Coldiretti Veneto che ha visionato i dati del dossier Isperia redatto proprio dall’ Arpav, l’azienda regionale per la protezione dell’ambiente.
L’organizzazione agricola più rappresentativa risponde al direttore dell’agenzia veneta che addita gli agricoltori come maggiori responsabili dell’inquinamento.
Dall’esito dei monitoraggi nelle acque superficiali – spiega Coldiretti - si evince che esistono molti casi di inquinamento derivato dall’industria (in particolare metalli pesanti e sostanze di sintesi) accanto a puntuali casi imputabili all’agricoltura.
Il dottor Drago – continua Coldiretti - tende a generalizzare addossando all’intera categoria le colpe di pochi soggetti che agiscono al di fuori delle regole. Dal capo della struttura regionale per la tutela ambientale – insiste Coldiretti Veneto - ci aspettiamo ben altre valutazioni, come ad esempio attività di sorveglianza per scovare questi veri e propri attentatori alla salute pubblica.
Se davvero gli imprenditori agricoli si comportassero in modo così scellerato mari e fiumi sarebbero infestati – incalza Coldiretti sicura che la stragrande maggioranza delle imprese rispetta le norme nazionali in materia di utilizzo di agro farmaci.
Sarebbero dunque 83 mila "gli untori" tante sono le imprese agricole che coltivano 800 mila ettari (2/3 della superficie) con un fatturato di quasi 5 miliardi di euro.
Una realtà significativa parte di un sistema integrato che concorre a portare il Veneto ai primi posti tra le regioni italiane agricole e di gran lunga la prima turistica d’Italia, con un indotto complessivo valutabile in oltre 12 miliardi di euro
L’offerta di bontà è certificata ai vertici mondiali: 25 Doc e 4 Docg; oltre ad un terzo della produzione italiana di vini a Indicazione Geografica Territoriale, una ventina di prodotti Dop e Igt, oltre 370 prodotti agroalimentari tradizionali.
Ricordiamo infine – conclude Coldiretti - che per quanto riguarda il danno da nitrati di origine agricola, secondo il monitoraggio condotto dal Ministero dell’ambiente, non è così automatico il legame tra presenza di azoto nelle acque e attività zootecnica. Addirittura esistono aree in cui si riscontrano valori oltre la soglia di tolleranza dove l’attività d’allevamento è praticamente assente mentre è invece presente un depuratore.
