6 gennaio 2015 - Il 2015 eredita dallo scorso anno un quadro preoccupante per l'agricoltura veneta che, comunque, non si arrende e guarda in prospettiva con il coraggio delle nuove generazioni pronte ad investire nel settore forti di una tradizione rurale ben radicata nel territorio che nel tempo è riuscita ad innovarsi e a ricorrere con fiducia alle migliori tecnologie. La sfida del comparto è ancora a tutto campo, nonostante gli agricoltori tirino le somme con le bizzarrie climatiche che in passato hanno colpito a macchia di leopardo le coltivazioni tipo grandine e bombe d'acqua frequenti tanto da rovinare frutta e verdura distruggendo il raccolto di un intero anno di lavoro e costringendo gli imprenditori a sostenere l'aumento dei costi per difendere le produzioni dai parassiti il cui proliferare è stato favorito proprio dal clima anomalo.
Coldiretti aggiunge all'elenco la moria di kiwi e l'epidemia del baco delle castagne riflettendo sul delicato equilibrio ambientale messo in discussione da piccoli "moscerini" capaci di allarmare l'intero sistema. Spostando l'attenzione sul foraggio in Veneto si parla di una perdita stimata intorno al 10 per cento ammette Coldiretti: "le continue piogge in montagna hanno impedito di fare fieno e le temperature rigide hanno ridotto la crescita dell'erba, riducendone la quantità a disposizione delle mandrie con il conseguente ricorso all'acquisto di prodotti per l'alimentazione che ha aggravato le spese a carico delle imprese. Di questa situazione precaria hanno risentito anche gli insetti "buoni" come le api che con il maltempo non si sono alzate in volo dimezzando in molti casi la produzione di miele. Ad agosto scorso di prevedeva un calo fino al 70 per cento nel nord, fortunatamente la percentuale non è stata cosi negativa. Ai danni diretti sulle colture si sono sommati quelli indiretti dovuti dal calo di consumi dei prodotti stagionali con un conto particolarmente salato per pesche, nettarine. Si parla di un crollo di oltre il 30 per cento rispetto ai 15 anni fa per un quantitativo che nel 2014 è sceso addirittura ben al di sotto del chilo al giorno per famiglia.
Mentre il mais ha recuperato tutto sommato beffando le avversità atmosferiche, non è andata affatto bene per la produzione di olive in tutta Italia e quindi anche nella nostra regione - precisa Coldiretti che registra un meno 70%, vale anche l'olio dei Colli Euganei dove pure i vigneti fiore all'occhiello della zona hanno sofferto, sia per la presenza di fauna selvatica ghiotta di acini che per il maltempo. Uva per il vino ha subito una flessione leggera compromettendo la quantità ma non la qualità. L'augurio è che il consumatore riconosca ed apprezzi sempre di più il patrimonio agroalimentare regionale scegliendo con consapevolezza la sua spesa premiando così tipicità e stagionalità, ma soprattutto il Made in Italy sempre più imitato nel mondo, che la politica deve proteggere con una legislazione all'altezza ed interventi finanziari adeguati aiutando così il primario e tutti gli addetti impegnati a mantenere quei 5 miliardi di produzione lorda vendibile realizzata su una superficie di circa 800 mila ettari coltivata da quasi 80mila aziende agricole.