17 maggio 2011 - Il giovane che vuol diventare imprenditore agricolo in Veneto parte favorito, ne è convinta Coldiretti che spiega questo vantaggio non solo dal punto di vista burocratico ma per la realtà del tessuto connettivo fatto di un reticolo di attività, scelte ed investimenti delle imprese agricole, il cui valore va ben oltre il contributo al prodotto interno lordo sviluppato annualmente.
"Una presenza ben radicato e solida quella delle aziende – sostiene Coldiretti – perché sono i genitori a lasciare alle nuove generazioni il patrimonio immobiliare affinchè la tradizione famigliare sia rispettata. E questo fa la differenza rispetto ad altre regioni"
Il Veneto dunque non è una terra di conquista da parte di facoltosi che vogliono investire in feudi trasformandolo in una bella cartolina, ma è un territorio coltivato da oltre 80 mila aziende agricole.
A sollevare il peso dell’esercizio della professione si aggiungerà lo snellimento burocratico voluto dalla Regione Veneto con la riforma agricola che dovrebbe ridurre notevolmente non solo le procedure ma addirittura le sedi della pubblica amministrazione già accorpate in "sportelli unici".
Il risparmio da calcolare anche nei tempi: sgravare l’operatività da un insieme complesso di norme che rendono spesso di difficile accesso autorizzazioni, richieste di contributi, pratiche istituzionali quotidiane porta ad un beneficio concreto agli imprenditori che devono sopportare più del 20% del proprio tempo di lavoro (che come si sa è denaro) nel disbrigo di carte.
Il PSR (Piano di Sviluppo Rurale) in tre anni ha laureato "agricoltore professionista" mille giovani che hanno investito 75 milioni di euro nella misura del primo insediamento, anche se la spesa totale promossa dagli operatori è pari al doppio il che testimonia una complessità di azioni di ristrutturazione delle imprese.
In soccorso per chi sceglie la campagna per la sua professione, c’è il PGB ovvero il Pacchetto Giovani gettonato proprio da chi passa dal lavoro in fabbrica a quello dei campi.
Guardando ai dati del settore che rivelano un 2010 caratterizzato da una significativa ripresa del valore della produzione (+ 7%) ma un trend negativo del numero di imprese agricole (77.500 unita' - 2,6%, nei primi nove mesi del 2010) questo quadro fa ben sperare – conclude Coldiretti - perché le imprese guidate da giovani incarnano a pieno un nuovo modello di sviluppo, che privilegia un’economia di qualità, sostenibile nel tempo.