7 marzo 2012 - Carla ha 45 anni, vive a Limana in una valle incantata del bellunese e alleva capre. Appena cinque anni fa era un’impiegata a part time. Poteva seguire i figli con tranquillità ma ha scelto di fare l’imprenditrice agricola e ora vende formaggio caprino. Dice che la sua famiglia ci ha pure guadagnato in qualità di vita.
A Verona Franca coltiva frutta, l’azienda era del padre, lei l’ha solo resa più moderna personalizzandola con lo spaccio di vendita diretta. E’ una agricoltrice a tutto tondo ed è presidente dei mercati agricoli. Segni particolari: non rinuncia alla sua femminilità neanche quando sale sul trattore.
Nel padovano Franca col un dna commerciale gestisce un agriturismo. Non è solo brava ai fornelli, lei pensa al benessere e oltre alla ristorazione classica offre ai suoi ospiti una beauty country farm con il fieno raccolto nei campi e la biocosmesi dall’uva.
In provincia di Venezia Tiziana, dopo lunghe stagioni professionali come cameriera, è stata stregata dall’attività didattica. Nella sua fattoria organizza stage per ragazzi e visite scolastiche per insegnare ad amare gli animali e comprendere i tempi della natura.
Destino simile anche per Sonia che, sui Colli Berici, mette a disposizione la sua azienda per i diversamente abili. Esperta in orienteering accompagna i non vedenti nei boschi e insegna loro come cucinare anche al buio.
Claudia a Treviso non è ancora laureata in lingue ma sa già che il suo futuro si chiama Prosecco e che le prossime bottiglie porteranno la sua firma.
Impossibile nominarle tutte ma i numeri parlano chiaro a Rovigo: su 1500 pescatori che nel Polesine solcano l’Adriatico la metà è donna. Sono loro che coltivano gli orti d’acqua e pescano le vongole veraci ogni giorno.
Sono alcune delle tante storie di successo che raccontano di donne in agricoltura, ovvero quel 30% delle oltre 80 mila imprese agricole venete.
La vocazione alla campagna, per loro, comincia tardi, dai 45 ai 50 anni dopo gli impegni familiari, ma non è detto che la scintilla possa scoccare anche appena laureate o diplomate.
Sono titolari a tutti gli effetti e sviluppano attitudini caratteristiche del mondo rosa: più portate alla comunicazione, specializzate nella commercializzazione, applicano innovazione e dimostrano più attenzione al consumatore.
D’altro canto sono spose, madri prima che imprenditrici e questo aspetto non è affatto da sottovalutare per la responsabilità sociale con cui affrontano qualsiasi ruolo dalla politica a quello sindacale, dal lavoro allo sport.
Coldiretti le ha organizzate in Donne Impresa, l’organo di rappresentanza alla vita dell’organizzazione agricola che partecipa e si confronta con le altre associazioni a livello nazionale ed europeo. Per loro sono stati studiati strumenti ad hoc per l’accesso al credito, le pari opportunità, la formazione, la promozione e conservazione della tradizione rurale. Un sistema che riconosce l’impegno, condiviso, verso il nobile ideale dell’uguaglianza uomo donna, elemento decisivo per lo sviluppo agricolo e la sicurezza alimentare.