LA SEQUOIA SOPRAVVISSUTA AL VAJONT, IL FAGGIO DI 300 ANNI DELL’ALPAGO MA ANCHE I GELSI ORMAI SPECIE PROTETTA
SALVAN:” UN PATRIMONIO VERDE INESTIMABILE”
2 maggio 2024 - Se tutte le regioni potessero essere identificate con un albero, al Veneto, secondo la cultura popolare, spetterebbe il gelso. L’albero delle more, fonte di nutrimento per i bachi da seta e base strategica per gli impianti dei vigneti a “bellussera” potrebbe ambire a monumento verde regionale, al pari degli ulivi in Puglia e i cipressi in Toscana. E’ quanto sostiene Coldiretti Veneto nel commentare il rapporto Piccoli Comuni e Alberi Monumentali d’Italia presentato oggi a Roma da Fondazione Symbola in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Fai Cisl, AMI Alberi Monumentali d’Italia.
Il gelso per la tradizionale rurale è una pianta dal forte valore identitario: per anni ha contribuito allo sviluppo della bachicoltura sul territorio regionale e nella Sinistra Piave è l’elemento portante nei vigneti che con il loro particolare ricamo disegnano il paesaggi. Nelle campagne ancora sono presenti, qualche filare fa da perimetro ai fondi agricoli, fieri e solitari nei giardini privati, preziose presenze lungo le siepi che in alcune micro amministrazioni comunali sono addirittura specie protetta con sanzioni applicate in caso di incuria.
E’ anche questa l’attenzione che i piccoli comuni veneti (290 su 563 pari al 51,5% della superficie totale) dedicano alla conservazione dei beni culturali, alla biodiversità agroalimentare valorizzando borghi, contrade e tipicità fonti di nuova attrazione turistica. Il verde dei boschi, delle foreste, dei giardini in questo senso costituisce una ricchezza il cui valore è ancora più strategico nel grave contesto di crisi climatica e rappresenta la componente più preziosa del parco forestale italiano, che interessa 110.545 kmq, pari al 36,6% del totale nazionale e fornisce al Paese preziosi servizi ecosistemici come benefici in termini di approvvigionamento, ad esempio fonti di acqua potabile, o come la fissazione del carbonio e la tenuta idrogeologica.
In Veneto sono censiti 256 alberi monumentali rilevati in 73 piccoli comuni. La loro presenza è diventata un simbolo di resistenza come la sequoia gigante di Longarone sopravvissuta alla tragedia del Vajont, oppure di contenuto toponomastico come il cerro-sughera che dà il nome al paese di Cerro Veronese. Ci sono piante “esagerate” come il corniolo cresciuto fuori misura a Pieve di Alpago e “sagge” tipo il faggio detto “fagheron” di Chies d’Alpago che ha un’età stimata sui 300 anni
Il rapporto ci porta alla scoperta delle oltre 250 specie di alberi monumentali che popolano il Paese, che mostra inoltre una speciale relazione tra i piccoli comuni e i monumenti italiani, raccolti in un censimento in continua crescita grazie al lavoro del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Su un totale di 4.287 alberi monumentali individuati ad aprile 2024 sul territorio italiano, 2.107 si trovano nei piccoli comuni. Sono inoltre 1.548 i comuni italiani con almeno un albero monumentale, di questi 962 sono piccoli comuni. Guardando allo specifico delle regioni, il primato per numero totale di alberi monumentali spetta al Friuli-Venezia Giulia, con 454 monumenti verdi, di cui quasi la metà, 209, nei piccoli comuni.
“L’agricoltura è diventata sempre più centrale nella protezione dell’ambiente, assicurando una costante manutenzione del territorio e una salvaguardia del paesaggio, sia in termini di tutela dal dissesto idrogeologico che di difesa delle sue bellezze e della sua biodiversità, di cui gli alberi monumentali rappresentano senza dubbio un patrimonio inestimabile, anche in chiave turistica – dichiara Carlo Salvan presidente di Coldiretti Veneto - Un ruolo riconosciuto dalla Legge di Orientamento, fortemente voluta da Coldiretti, che è stato ora rafforzato dalla nuova figura dell’agricoltore “custode”. Oltre alla conservazione e valorizzazione delle produzioni locali, dall’allevamento di razze animali alla coltivazione di varietà vegetali, le aziende agricole sono diventate interlocutore qualificato delle pubbliche amministrazioni per la gestione del territorio, a partire proprio dalla difesa di formazioni vegetali e arboree monumentali. Si tratta di principi su cui la Coldiretti ha impostato la sua strategia e cioè la valorizzazione dei sistemi produttivi di qualità, sostenibili e rispettosi dell’ambiente affiancati dall’innovazione per rendere sempre più competitiva la produzione italiana e garantire un reddito adeguato agli agricoltori anche grazie al supporto delle attività connesse per attrarre così un numero crescente di giovani”.