BENE IL NUOVO BANDO DEL CSR PER LE AREE MONTANE
Un nuovo bando del CSR (Complemento Sviluppo Rurale) premia l’intraprendenza d’alta quota. L’annuncio dell’Assessore regionale all’Agricoltura Federico Caner è accolto con favore dai giovani di Coldiretti Veneto. Marco De Zotti, delegato degli under 33, già in occasione dell’Oscar Green concorso che valorizza l’innovazione in agricoltura, ha illustrato il quadro della propensione all’attività agricola commentando i dati della nuova programmazione finanziaria a cui sono ricorsi 306 nuovi agricoltori veneti. Di questi 246 sono i neo agricoltori insediati in pianura e 60 quelli che hanno scelto la montagna per dare avvio a nuove attività Agricole.. “I dati elaboratori parlano di energia nuova nei campi e reale ricambio generazionale – spiega Marco De Zotti - L’aiuto supera i 40 milioni di euro: il 59,6% dell’investimento è dedicato all’avvio dell’imprese, tuttavia, significativa è anche la parte che interessa la sostenibilità che rappresenta, infatti, quasi il 36% della spesa. Emerge quindi la propensione ad affiancare anche operazioni che interessano la riduzione delle emissioni, il risparmio idrico e il benessere animale. Passando agli investimenti attuati da imprese già operanti condotte da giovani e non, si contano 1.095 imprese agricole finanziate a cui si aggiungono 111 imprese agricole con attività agrituristica, fattoria didattica e sociale, per un totale di 1.206 imprese che hanno promosso azioni per lo sviluppo della propria attività. L’aiuto concesso dal CRS supera i 97 milioni di euro per un investimento complessivo, se consideriamo anche la parte dell’impresa, che sfiora i 206 milioni di euro. Anche per le aziende consolidate, spicca l’attenzione verso l’impatto zero– riduzione emissioni, risparmio idrico, benessere animale – che assorbono il 40,6% dell’investimento attivato. Significativa è poi la parte della diversificazione – agriturismo, fattoria didattica e sociale, produzioni particolari– che vale, con 39 milioni di investimento, il 19% del totale. Questa è la dimostrazione che i giovani possono rimanere sul proprio territorio, con il coraggio della distintitività che contrasta l’omologazione. È importante – conclude De Zotti – che si riscopra il settore mettendo al primo posto la passione per un mestiere che non è più praticato per destino, ma per scelta imprenditoriale e il più delle volte dopo un percorso di studi diverso dall’indirizzo agrario”.