26 febbraio 2015 -Giunta e Consiglio del Veneto prendono atto della crisi del settore lattiero caseario e si impegnano a sostenere le imprese zootecniche. E’ quanto si legge nella delibera voluta dal Governatore Luca Zaia e presentata dall’Assessore competente nell’ultima seduta che apre uno spiraglio positivo in vista dei prossimi lavori per l’approvazione del bilancio regionale. “Si tratta dell’esito favorevole della “Giornata nazionale dell’allevatore” – commenta Coldiretti – che con la più grande operazione di mungitura pubblica ha denunciato le difficoltà degli produttori di latte italiani costretti a chiudere le stalle a causa dell’importazioni di prodotti stranieri”. Ma se da un lato l’attenzione all’agricoltura viene riconosciuta dalle istituzioni regionali che adottano, nella stessa circostanza, anche il provvedimento per la semplificazione amministrativa attraverso principi di sussidarietà affidati ai Centri di Assistenza Agricola e non ultimo la presa di posizione nei confronti del Ministro Martina per la vicenda dei “pascoli magri” questione che coinvolge circa 200 aziende col rischio di perdita di premi PAC di 15 milioni nel 2014 compromettendone oltre 50 col trascinamento negativo fino al 2020, di traverso si mette ora l’Unione Europea con la decisione della Commissione di deferire l'Italia alla Corte di Giustizia Ue per il mancato recupero dei prelievi dovuti dagli allevatori che hanno superato le quote latte individuali per il periodo compreso fra il 1995 e il 2009. La questione quote latte - ricorda Coldiretti - è iniziata 30 anni or sono nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori ma all’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Una disattenzione nei confronti delle politiche comunitarie sulla quale si sono accumulati errori, ritardi e compiacenze che – sottolinea la Coldiretti - hanno danneggiato la stragrande maggioranza degli agricoltori italiani che si sono messi in regola ed hanno rispettato le norme negli anni acquistando o affittato quote per un valore complessivo di 2,42 miliardi di euro. Le pendenze a cui fa riferimento l’Unione Europea riguardano appena duemila produttori con 600 di loro che devono pagare somme superiori a 300.000 euro, cioè la gran parte del debito. Un comportamento che - conclude la Coldiretti - fa concorrenza sleale alla stragrande maggioranza dei 36mila allevatori italiani e mette a rischio le casse dello Stato.