4 dicembre 2014 - “Le leggi in materia di frodi alimentari, di principio, sono ben congegnate. I problemi derivano dal loro funzionamento concreto, perché il processo penale in Italia è un disastro, la prescrizione incombe e spesso scatta per reati come questi, che non prevedono sanzioni pesanti. Lo ha affermato Giancarlo Caselli, presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio di Coldiretti sulla criminalità in agricoltura in occasione della sessione programmatica del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (Cncu) svoltosi a Venezia dal 2 al 3 dicembre scorsi a cui ha partecipato anche il presidente di Coldiretti Veneto Giorgio Piazza insieme ai rispettivi provinciali di Venezia, Treviso, Padova, Vicenza e il vice di Verona. Per l’ex Procutarore di Palermo e Torino sono da rafforzare le sanzioni interdittive perché sono più efficaci del processo penale. Giudizio positivo anche sui controlli da parte dell’ex magistrato ora impegnato in Coldiretti, il quale però ha sottolineato la necessità di un maggior coordinamento negli interventi tra le forze di Polizia e un aumento della loro professionalità. Caselli non ha risparmiato critiche ai colleghi sostenendo che solo in poche Procure esiste una specializzazione sui temi delle frodi commerciali, mentre nella maggior parte le indagini sono condotte in modo superficiale tanto da finire molte volte con un’archiviazione. “Sarebbe necessario pensare ad una nuova organizzazione giudiziaria- ha detto rivolto alla numerosa platea di addetti ai lavori - con maggiori competenze, in modo da individuare le responsabilità anche nelle stanze dove si fanno le scelte di fondo e non solo tra gli ultimi anelli della catena. L’esempio è quello francese dove è stato creato un “pool de la santè”. Caselli non ha risparmiato neanche l’Europa che punta a alla libera circolazione delle merci con il rischio di omologazione, favorendo così la produzione di massa piuttosto che quella di qualità. Il fatturato della agromafie nel 2013 è stato di 14 miliardi di euro e nel 2014 il dato sarà, con ogni probabilità, ancora più alto. Caselli ha sottolineato che la lotta alla mafia in genere non è semplice, perché si tratta di una mafia ricca, in grado di infiltrarsi in ogni settore, compreso l’agroalimentare, che rappresenta un comparto tra i più economicamente vantaggiosi. In Italia 1/3 della spesa quotidiana, ha spiegato, è costituita da alimenti importati, per i quali non esiste una normativa di tutela, di tracciabilità, anche perché ci sono interessi industriali e di alcune lobby che lo impediscono. Questo, non solo rappresenta un danno alla nostra economia, ma rappresenta un pericolo per la salute dei consumatori. “La lotta alla mafia, ha poi spiegato, deve essere una lotta anche culturale, partendo proprio dalle istituzioni pubbliche che non possono tirarsi fuori, anzi l’Osservatorio di Coldiretti – ha spiegato – è ben lieto di accettare collaborazioni in questo senso”. “Bisogna avere il coraggio – ha poi concluso – di denunciare le situazioni, così come avere l’obbligo di sostenere chi lo fa. Solo con la coerenza e lavorando con la responsabilità dei fatti si possono ottenere risultati concreti”.
4 Dicembre 2014
FRODI ALIMENTARI, TROPPE PRESCRIZIONI. IL MONITO DELL’EX PROCURATORE CASELLI AL CONVEGNO DEI CONSUMATORI E UTENTI IN VENETO