Una regione difficile dal punto di vista idraulico
Regge la rete di bonifica e cedono i fiumi
11 novembre 2010 - I numeri parlano chiaro – riflette Coldiretti Veneto nel post alluvione. - In Veneto la superficie gestita dai Consorzi di Bonifica, che assicurano la salvaguardia idraulica del territorio regionale è di 1 milione 178 mila ettari, ovvero tutta la pianura e una parte significativa della collina veneta.
Di questi ben 538 mila ettari sono a rischio inondazione nel caso di tracimazione dei corsi d’acqua. Il 16% è al di sotto del livello del mare e il 31% sarebbe sicuramente allagata senza il pompaggio delle 317 idrovore.
La fittissima rete idrografica, cosiddetta minore, è affidata alle cure degli enti consortili e questa rete ha tenuto egregiamente limitando in modo significativo gli effetti della piena.
La manutenzione di buona parte dei fiumi è invece affidata al Genio Civile, ed è un fatto che proprio la rottura di alcuni argini ha determinato i recenti fenomeni in zone che non sono sotto il livello del mare.
Dobbiamo quindi prendere atto della necessità di un continuo attento presidio del territorio che non può prescindere dall’esistenza di strutture capillari, alle quali partecipano da protagonisti proprio gli agricoltori che per tutti sono i primi garanti della salvaguardia idraulica
"Sono le semplici regole, la buona prassi agricola ad aver fatto la differenza nella prevenzione di disastri maggiori anche questa volta – precisa Coldiretti Veneto - Parlare solo di eccessiva cementificazione significa non saper vedere fino in fondo la natura del problema".
Per prevenire i danni non basta solo sollevare l’acqua, mantenere gli argini rinforzandoli, occorre nei punti più critici attuare dei sistemi di laminazione delle piene che si originano quasi sempre in zona montana.
Nell’Alta Pianura si possono utilizzare le cave dismesse come serbatoi per l’accumulo delle piene (tra l’altro utili in periodo di irrigazione dei campi), oppure pensare a realizzare casse di espansione (bacini artificiali) per l’esondazione programmata.
"Certo – insiste Coldiretti Veneto – il servizio pubblico che viene richiesto all’agricoltura deve essere remunerato nella giusta misura".
Per mettere in sicurezza le province più sensibili come Vicenza, Padova, Treviso esistono già dei progetti pilota che possono essere tradotti in vere opere infrastrutturali che rappresenterebbero una novità anche a livello nazionale.